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'La mia vita da casaro, per salvare la pastorizia serve un equo compenso'

'La mia vita da casaro, per salvare la pastorizia serve un equo compenso'

Nunzio Marcelli, l'ideatore del progetto 'Adotta una pecora' che oggi conta circa 800 famiglie. 'Da noi i conti tornano perchè esportiamo i nostri formaggi negli Usa'

ROMA, 06 maggio 2024, 14:50

(di Alessandra Moneti)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Tempo di tosatura delle pecore in Abruzzo. In vista della bella stagione col rituale della transumanza verticale che vede spostare in alta quota greggi di pecore e capre, scortate da uomini a cavallo e da un centinaio di cani per difenderle dai furti ma soprattutto da lupi e altri animali selvatici.

Ad Anversa degli Abruzzi, in provincia dell'Aquila, Nunzio Marcelli, il pastore e casaro laureato in Economia che ideò l'iniziativa dal successo globale 'Adotta una pecora', oggi è più stanziale, alleva 1.500-1.700 pecore e conduce un agriturismo, ma - nonostante la lunga barba bianca e i 40 anni di attività rurale - non ha perso la voglia di lottare per la difesa della pastorizia e delle micro produzioni, dai formaggi a latte crudo alla mortadella e salumi di pecora. Il lavoro che fa non è per dormiglioni: "Ogni giorno - racconta - facciamo la prima mungitura alle 4,30 del mattino, per poi ripeterla alle ore 17 del pomeriggio. Ma le pecore non producono quanto le mucche. E le nostre pecore che fanno transumanza verticale producono ancor meno latte delle pecore sarde che fanno transumanza in orizzontale, in piano".

Tuttavia, dice "da noi i conti tornano perché esportiamo i nostri formaggi negli Stati Uniti e lì spuntiamo prezzi che ripagano i nostri sforzi. Inoltre abbiamo pecore da carne, lavoriamo con la certificazione Igp che è quello dell'Agnello del Centro Italia, ed è una produzione centopercento bio, a km zero. Anche il macello è nel nostro stabilimento. Abbiamo puntato a innovare le proposte di carne di agnello, producendo i salumi di pecora, la carne disseccata di agnello, e sono di autoproduzione sia la mortadella che l'hamburger. Sono queste le nostre idee di trasformazione e modernizzazione delle tipicità del posto".

 Il progetto 'Adotta una pecora' prosegue e oggi conta circa 800 famiglie allargate. "Si tratta di una forma - spiega Nunzio - di coesione tra i consumatori e i produttori e anche ultimamente sta assumendo un valore di aiuto a un tipo di pastorizia. In particolare per quella appenninica che, per una serie di vicende, è in forte arretramento nonostante la bella immagine che ne viene evocata anche per i prodotti regionali. Se non si vuole che rimanga solo un'immagine, la pastorizia, ma diventi anche una sostanza - secondo Marcelli - bisogna incentivare certe forme di scambio tra consumo e produzione".

Utile a salvaguardare l'economia dell'Appennino, la pastorizia tradizionale ma anche i fattori di biodiversità essenziale, come attestano gli studi che qui sta svolgendo l'università del Piemonte orientale.

"In particolare si mette in evidenza la circolarità di questa attività: il gregge si sposta lì dove c'è l'erba, ma in maniera ciclica. Invece, chi rimane con un allevamento stanziale in un'area, rischia la desertificazione, come è avvenuto in tante aree anche della Palestina e del Medio Oriente. Mentre fin dall'epoca romana si è visto il valore strategico di questa ciclicità degli spostamenti pastorali da un altitudine di 300-400 metri per arrivare a 2.000 metri d'estate. Ma se la storia di questa pratica è vincente, lo deve essere anche il futuro: qui ci sono giovani che fanno scuola di pastorizia, addestramento, e stanno studiando. Ma serve - è l'appello - organizzazione di mercato affinché questi prodotti della pastorizia di montagna siano distinti. Finalmente così saranno pagati per il loro valore".
   

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